Kayley ama il volontariato e, con alle spalle numerose esperienze nel settore, si è interessata alle sue problematiche, in particolare collegate al complesso del cavaliere bianco. Parliamo dei comportamenti e attitudini mentali dei bianchi (ricchi, il più delle volte) che vanno nei paesi in via di sviluppo per “salvare” gli abitanti del luogo.  Cosa possano fare i ragazzi per evitare gli effetti negativi del volontariato?  Occorre considerare

  • la credibilità e reputazione dell’organizzazione cui ci affidiamo. Non basta leggere la loro brochure o visitare il loro sito. Occorre cercare e valutare le recensioni e testimonianze indipendenti e critiche.
  • le competenze reali che possiamo apportare per essere d’aiuto e non di peso. A 18 anni difficilmente avremo skill tecniche (medicina, ingegneria, etc.) e anche l’insegnamento o la cura degli orfani richiede, per essere efficace, personale qualificato. Se si tratta di fare lavori generici, il nostro lavoro di volontari sostituisce quello di risorse locali, togliendo loro anche una fonte di reddito? Non faccio prima a donare i soldi che mi vengono chiesti per poter fare il mio periodo di volontariato? In questo caso…
  • che percentuale dei fondi va alla causa vs. alla “macchina” organizzativa?

Kayley Gould è senior alla Los Altos High School. In particolare ha studiato il tema dell’orphanage tourism. Anche lei, come altri testimoni, mettono in guardia dalle organizzazioni che sfruttano i bambini, che per l’80% hanno almeno un genitore in vita, per raccogliere fondi sotto forma di donazioni e fee da parte di volontari che, nelle migliori intenzioni, divengono in questo modo complici.

Il meccanismo stesso di rapida rotazione dei volontari, che assistono i bambini per pochissimi giorni e poi se ne vanno causa ulteriori traumi ai piccoli, già segnati dall’abbandono, portando a disturbi permanenti nella sfera affettiva e dei rapporti.

Fare volontariato è buono, ma non deve essere una giustificazione per una semplice vacanza.