L’emergenza COVID-19 sta sconvolgendo da mesi la vita di tutti i paesi, bloccando i viaggi, portando le lezioni scolastiche e universitarie online, limitando gli spostamenti.

Può quindi sorprendere leggere che mai come quest’anno sia forte, negli USA, l’interesse per il Gap Year. Ne parlano in questi giorni importanti testate. Ad esempio:

Come mai questa crescita di interesse per un concetto che, tipicamente, è associato con il viaggio, l’incontro con altre persone e società, il mescolarsi per assorbirne la cultura?

Il prossimo anno scolastico partirà, si presume, con una serie di forti limiti alla normale attività accademica. Il  valore di “andare all università” non viene solo dalle lezioni, ma dall’interazione con i gli insegnanti, dalla vita culturale e sociale dei campus, dal network di contatti in cui ci consente di entrare (speaker, alumni, compagni di corso), Considerando questi due fattori, è più facile capire come in tanti stiano pensando ad un gap year, rimandando l’inizio del college a “tempi migliori”. Non sembra un buon investimento pagare una “tuition fee”, anche di 50 o 60 mila dollari all’anno per i college più prestigiosi, per un corso che rischia di essere in e-learning, senza usufruire di tutti gli altri benefici di quell’esperienza.

Se tradizionalmente il gap year è una scelta per coloro che vogliono fare esperienze che aiutino la propria crescita personale e contribuiscano a costruire il proprio curriculum, cominciando a focalizzare in modo più preciso gli ambiti di interesse, in queste settimane il gap year è visto da molti come un modo per “guadagnare tempo” in attesa di una più completa ripresa delle attività accademiche.

Se è vero che un gap year nei prossimi mesi non potrà essere come quelli cui siamo abituati, vi sono come vedremo molte attività che possono essere essere comunque pianificate e realizzate. E questo ad una frazione del costo di un anno accademico a scartamento ridotto.

Un discorso analogo vale anche per i ragazzi italiani. In Europa, alcuni paesi (es. Francia ma non solo) stanno già aprendo le frontiere e questo consentirà anche esperienze di viaggio e scambio linguistico, altri paesi lo faranno nei prossimi mesi. In ogni caso ci sono molti modi per fare un gap year, interessante, stimolante anche restando in Italia, anche prevalentemente nella propria città.

In termini di volontariato, ogni nostra città e paese offre oggi più di ieri molte possibilità. Lo stesso dicasi per qualche “lavoretto” stagionale che ci consenta una prima esperienza nel mondo del lavoro. Migliaia di sentieri continueranno ad offrire la possibilità di grandi avventure (la via Francigena, la Via degli Dei, il cammino di San Benedetto).

Restano poi aperte come prima tutte le opzioni per lavorare a “progetti personali”: dallo sviluppare un concetto in un business plan a lavorare ad un opera creativa o progetto manuale.

Quindi non solo “la vita continua”, ma l’emergenza COVID 19 può costituire una ulteriore spinta verso la decisione di prendersi un gap year. Quindi pensateci!